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Commenti al testo di Antonio Terracciano
Sonetto classico-ermetico (Poesia autoironica)

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 Giulia Bellucci - 09/02/2019 21:23:00 [ leggi altri commenti di Giulia Bellucci » ]

Concordo con il pensiero espresso qui da te, Antonio.Stupire è facile, basta mettere insieme dei termini nuovi, poco usati e suscitare meraviglia. Dire senza dire nulla. Un bla bla generale. Capita, ma non bisogna cadere però nell’errore di generalizzare.

 Salvatore Armando Santoro - 19/11/2018 19:40:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Armando Santoro » ]

La comunicazione è importante se viene compresa. Se i termini usati i più non li capiscono non stupiscono nessuno. Certi politici, usando parole ridondanti, pensano di stupire ma sbagliano perché alla fine rischiano di non essere capiti e abbandonati.
E Luzi si pentì, in età matura, di aver fatto parte della corrente degli ermatisti. Infatti, ha fatto ammenda ed ha abiurato all’ermetismo asserendo che il poeta e intellettuale deve avere il coraggio di farsi capire dal potere per denunciare le sue magagne (cosa che piaceva d’altro canto ai Normanni al punto da circondarsi, nella loro corte di Palermo, di siffatti personaggi perché erano messaggeri autentici del malcontento popolare ed un governante deve gestire il malcontento migliorando la sua azione politica).
Ma non è il nostro caso e neppure il mio. A me interessa l’analisi del testo sì, ma anche la struttura del sonetto e che sia classico non ci sono dubbi!

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 Antonio Terracciano - 18/11/2018 23:50:00 [ leggi altri commenti di Antonio Terracciano » ]

La gentilissima Franca Colozzo ha molto ben letto questo mio "divertissement" poetico, cogliendo acutamente certe allusioni che avevo volutamente un po’ oscurato. Mi è venuta la voglia di scrivere questo particolare sonetto dopo aver letto il famoso vecchio saggio "D’Annunzio e ’l’amor sensuale della parola’ " , di Mario Praz. In esso ho scoperto che il "vate" non si faceva scrupolo di attingere a piene mani parole gergali da trattati specialistici (come, ad esempio, per la nautica da un libro di un certo Guglielmotti) . Ed Eugenio Montale, così apparentemente antidannunziano, in realtà ne seguiva non poche orme, soprattutto lessicali ( "Non avere appreso nulla da lui sarebbe un pessimo segno" , disse una volta a proposito del Pescarese) , e apriva volentieri anche lui i vocabolari alla ricerca di parole rare. (Anch’io, confesso, apro non raramente il vocabolario, ma solo per controllare se sono nel giusto, se le parole affiorate da sole nella mia mente non sono per caso inesistenti o non hanno il senso che mi propongo di dar loro. )

 Franca Colozzo - 18/11/2018 22:16:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Bel sonetto che dice più di quanto tu voglia far credere. Metti alla berlina l’abitudine di taluni ad adoperare un mix di parole insolite per inventare qualcosa di speciale. Bisogna stupire, meravigliare in questa società dove tutto si consuma velocemente, anche la poesia! Buona notte Antonio, maestro d’arte e non d’ascia, dissacrator cortese.